Quest’anno è iniziato intenso e continuerà così. Al di là degli eventi imprevedibili che si verificano, è possibile anticipare un’agenda pubblica complicata, almeno sui seguenti fronti.
In ambito elettorale è stata annunciata l’approvazione e la pubblicazione di una riforma elettorale regressiva in tutti i suoi aspetti. Una riforma che mette a rischio le istituzioni che hanno consentito la transizione verso la democrazia e, con essa, minaccia il nostro diritto politico – che è un diritto umano – di voto.
L’assessore Ciro Murayama ha già denunciato il primo colpo all’equità nella competizione politica dalla legge sulle comunicazioni sociali. Ma quanto segue minaccerà anche l’indipendenza, l’autonomia e l’imparzialità dell’autorità incaricata di organizzare le elezioni. Con il licenziamento del segretario esecutivo, il licenziamento dell’85 per cento del personale del servizio elettorale professionale, la scomparsa degli organi decentrati in tutto il Paese, la cancellazione dei trust, tra le altre sciocchezze, vengono sospese le elezioni nazionali del prossimo anno. Lo affermo senza retorica.
Ecco perché è prevedibile che le risorse legali pioveranno contro questa riforma legale. Attraverso azioni e controversie costituzionali, amparo (la cui origine è discutibile) e azioni legali a tutela dei diritti politico-elettorali dei cittadini, vari attori ricorreranno alla Magistratura. Non è difficile prevedere il clima di tensione e pressione politica in cui i giudici dovranno pronunciare le loro sentenze. Saranno mesi litigiosi di incertezza giuridica. E il processo elettorale inizierà inevitabilmente a settembre di quest’anno.
La Corte Suprema di Giustizia della Nazione affronterà questa situazione in un momento molto difficile. La presidenza del ministro Norma Piña è appena iniziata e lei deve già superare uno scandalo che ha gravemente danneggiato il prestigio della corte costituzionale. Il plagio della tesi di laurea del ministro Esquivel e la sua riluttanza ad ammetterlo e di conseguenza a dimettersi, sta minando la Corte di fronte all’opinione pubblica. Basta leggere il comunicato del Consiglio Generale degli Avvocati messicani e delle tre principali associazioni legali del Paese per valutare la gravità del danno. Finora il presidente e la plenaria del SCJN sono rimasti in silenzio, ma non potranno farlo per molto tempo. Recuperare la stima pubblica perduta è una condizione necessaria per superare le sfide legali che li attendono. Non solo in materia elettorale ma anche in materia di pubblica sicurezza e di Forze Armate.
Lo scandalo del plagio ha anche messo l’UNAM in una situazione difficile. Sebbene le autorità dell’università più importante del Paese abbiano agito con rapidità e trasparenza, i difetti del suo regolamento interno e l’interpretazione che ne è stata data hanno portato a un pasticcio politicamente scorretto. Si scopre che c’è stato un plagio, che il ministro Esquivel l’ha commesso, ma che l’università non può dichiarare nulla la laurea che le ha concesso. Ne deriva uno scenario di impunità che ha suscitato sdegno nell’opinione pubblica. Al di là delle interpretazioni giuridiche, si tratta di uno scandalo accademico che sta ledendo il prestigio dell’ateneo. Quel danno collaterale del suo atto disonesto sembra non interessare nemmeno al ministro, che nega tutto e non si assume alcuna responsabilità.
Questo avviene nell’anno in cui il Consiglio Direttivo dell’UNAM eleggerà il prossimo capo del rettorato. In altre parole, nel momento peggiore. Si prevede che le pressioni e le sfide per l’autonomia universitaria saranno intense. A peggiorare le cose, è prevedibile un’escalation del conflitto tra un settore importante dell’accademia e il governo della Repubblica a causa dell’iniziativa della Legge generale sulle discipline umanistiche, scienze, tecnologie e innovazione presentata alla Camera dei Deputati nel dicembre 2022 Anche in questo caso, il comunicato pubblicato dalle accademie messicane di ingegneria, scienza e medicina è eloquente della posta in gioco.
Insomma, i mesi a venire sono carichi di complicazioni per la vita nazionale. Affermare che sarà in gioco il destino del Paese è tanto ovvio quanto preciso. Ma sostenere che la posta in gioco è il nostro sistema democratico, l’impegno per lo stato di diritto e lo sviluppo sociale ed economico del Messico non è così scontato, ma è altrettanto esatto.
Ecco perché penso che questo sarà un anno di ansia.