Dove saranno i militari?

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Università Iberoamericana di Puebla e Università di Guadalajara.

L’evidente rotta di collisione tra il presidente della Repubblica (e Morena) e la Suprema Corte di giustizia è inesorabile. Il tabellone è pronto e sono già avvenute le prime battaglie che si stanno alzando di tono, senza fine in vista. Di fronte ai “decreti” del presidente, evidentemente incostituzionali, la Corte ha risposto legge alla mano. Viste le riforme legislative approvate dalla maggioranza filogovernativa al Congresso e al Senato in maniera vertiginosa corsia preferenziale, la Corte, tutto suggerisce, respingerà la maggior parte di queste riforme a causa di problemi del processo legislativo. Il motivo è semplice: non rispettano la legge calpestando i più elementari principi democratici. E così arriveranno altri scontri, alcuni già annunciati, per l’evidente incostituzionalità delle riforme approvate dalla maggioranza di Morena e dei suoi alleati su varie questioni.

A queste battaglie va aggiunto un ulteriore elemento: il potere esecutivo disobbedisce agli ordini giudiziari, il che aumenta la tensione e di fatto diluisce l’autorità e il potere della Corte Suprema di Giustizia, in quanto potere autonomo e parte fondamentale dello Stato messicano . Anche quando? Come ha detto Mauricio Merino nella sua rubrica questa settimana L’universale (https://www.eluniversal.com.mx/opinion/mauricio-merino/la-solucion-final/): “Se l’offensiva dovesse prosperare, non sarebbe necessario smantellare definitivamente la Corte. Basterebbe ripercorrerlo, chiarendo che ogni sentenza emessa contro la volontà del capo dello Stato sarà ignorata per cavilli legali o, seccamente, per vilipendio. Poiché la Corte non ha il monopolio della coercizione o la forza sufficiente per sottomettere il presidente attraverso i fatti, l’Esecutivo potrebbe continuare a simulare il gioco della legalità -quello che disprezza, finché non gli è favorevole- fingendo di agire contro i privilegi. Se la Corte insistesse ancora nell’applicare le sue decisioni, il presidente raddoppierebbe la scommessa”. E conclude: “Molte volte ho scritto che López Obrador non rettifica. E sono convinto che non si fermerà ora, finché non umilierà la Corte. E poi morirà di successo.

L’unica strada che potrebbe percorrere chi di noi crede nella divisione dei poteri, in un potere presidenziale limitato, in cui la legge è legge, saranno le elezioni presidenziali e legislative del 2024. Quella sarà l’occasione, forse l’ultima in una generazione, in quanto potremmo avere la possibilità di difendere la nostra democrazia “ibrida” tendente ad un regime autoritario. Se Morena prevarrà alle urne nel 2024, e López Obrador lo ha già minacciato, andrà alla Corte Suprema per averla sotto il suo mantello e all’INE per controllare le elezioni. E di passaggio, al nuovo amministratore delegato. Da lì, possono immaginare cosa vogliono per il futuro del paese.

E se, nel migliore dei casi, l’opposizione, intesa come cittadini contrari al regime, riuscirà a sconfiggere la macchina ufficiale, López Obrador raddoppierà la scommessa. Non accetterà i risultati delle elezioni e disattenderà qualsiasi atto dell’autorità elettorale e del Tribunale Elettorale della Magistratura della Federazione che intenda far rispettare la legge e con essa i risultati elettorali. È uno scenario di confronto totale con la magistratura e con molti cittadini, da un lato, e l’esecutivo, l’attuale legislatura e gli ardenti sostenitori di López Obrador dall’altro. E in questo confronto, che arriverà sicuramente in piazza, le domande che seguono sono: dove saranno i militari? Da che parte staranno? Dalla parte della legge o dalla parte del caudillo?

Da quanto abbiamo visto in questo sessennio, nutriamo fondati dubbi che le Forze Armate staranno con la Costituzione, con lo Stato messicano. Questo governo ha dato loro soldi, tanti soldi, e imprese di ogni tipo e in quantità inimmaginabili. Ha dato loro potere e controllo sui punti nevralgici e strategici del Paese. E soprattutto ha dato loro totale impunità e protezione, ha permesso alle élite militari di servirsi col cucchiaio grosso (basti ad esempio il caso di Luis Cresencio Sandoval) e violare la legge senza pudore (come lo spionaggio illegale , non solo di cittadini, difensori dei diritti umani e giornalisti, ma anche di alti funzionari dell’amministrazione). L’élite militare, definita sempre più in senso lato man mano che aumentano i vantaggi, si troverà di fronte a un dilemma costituzionale che, purtroppo, forse a questo punto non rappresenta più nemmeno un dilemma. La sua decisione potrebbe essere molto probabilmente quella di sostenere López Obrador fino alla fine. E poi, come dice il professor Merino, morirà di successo.

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