La Corte, pronta per il round 24

Lunedì, i ministri della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) hanno preso una decisione storica in un momento di intenso dibattito sull’importanza della divisione dei poteri e della sua indipendenza in Messico.

Un settore importante della società ritiene che il presidente López Obrador abbia mirato a indebolire le istituzioni dello Stato messicano per imporre un progetto politico a lungo termine, che implica il controllo o l’eliminazione dei contrappesi fondamentali in qualsiasi democrazia.

Dall’altro lato della medaglia, un altro settore significativo dei messicani presume che se una grande maggioranza del popolo elegge López Obrador, allora ha la legalità per apportare modifiche, anche al di sopra della legge e anche se non ha una maggioranza qualificata in il Congresso dell’Unione, che apre un conflitto istituzionale senza precedenti.

La narrazione che seguaci e promotori delle 4T ripetono quotidianamente (con sempre meno fantasia), è che i “conservatori” (chiunque si riferiscano) non consentono loro di apportare i cambiamenti richiesti perché manipolano ancora i poteri del Paese. Ma sta accadendo proprio il contrario, ed ecco l’aspetto trascendentale degli strumenti mediatici e propagandistici che vengono utilizzati dal partito al governo, ma anche da un settore della destra che ricade sugli errori del governo, per utilizzarli ai propri fini elettorali . .

Ci sono due valutazioni che contraddicono il messaggio seminato dal Palazzo Nazionale. In primo luogo, una democrazia non si basa su decisioni unilaterali, derivanti da idee spontanee o mal pianificate, tanto meno da una pantomima legislativa che approva tutto ciò che López Obrador soffia loro.

E in secondo luogo, la disperata impotenza del presidente, dopo che molti degli uomini e delle donne da lui promossi a formare alcuni dei poteri in Messico, hanno voltato le spalle a questioni strategiche, che per lui sono rilevanti per il Paese; ma non agiscono per capriccio, ma perché violano la Costituzione.

Diversi consiglieri elettorali all’interno dell’INE, che il presidente ha proposto, si sono apertamente espressi per non sostenere i cambiamenti nell’istituzione, insieme a una maggioranza sociale; e non lo si dica adesso in Tribunale, almeno un paio di ministri hanno centrato il piano elettorale B. Sia Arturo Zaldívar che Ana Margarita Ríos Farjat, che sembrava essere fedele ad AMLO perché li aveva proposti, hanno potuto vedere che molti dei presunti cambiamenti sono stati soggetti a gravi incongruenze.

Precisamente, il Consulente legale dell’Esecutivo federale, cioè il governo presieduto da López Obrador, ha sostenuto che il SCJN agisce contro la divisione dei poteri e invade la sfera legislativa. Questo argomento potrebbe essere utilizzato anche contro López Obrador data la chiara evidenza che il ramo legislativo si è subordinato ai suoi desideri votando iniziative senza analizzare, studiare, concordare ed elaborare correttamente. Ciò che AMLO voleva era la sua sottomissione, e ci è riuscito. Ricordiamo che ogni unanimità è sempre sospetta.

Dopo che il Ministero ha pubblicato quell’ambigua argomentazione, tutti i componenti di Morena hanno cominciato a replicarla senza rendersi conto, vero?, che la ragione non li sostiene, ma che non importa, quando la posta in gioco sono i sedili e le ossa.

Infine, la Corte, cioè 9 ministri su 11, ha sostenuto con forza che l’iter legislativo che ha approvato il piano elettorale B violava i processi interni. Bravo!

Per questo è stata sorprendente la risposta disorientata del Segretario degli Interni, Adán Augusto López, quando ha dichiarato che “il popolo messicano cerca di riconquistare la fiducia nelle sue istituzioni” e ha accusato l’SCJN di proteggere “interessi privati”. Che sciocchezze che concentrano quella premessa bucareliana. Non solo stanno cercando di creare una narrazione piena di lacune e ripetizioni, ma anche, e peggio di tutto, i loro stessi eletti li hanno fermati.

A queste dichiarazioni si sono aggiunte quelle rilasciate ieri mattina dalla voce di López Obrador, che ha sottolineato che la Corte è “marcia” e che promuoverà una legge, un mese prima della fine del suo governo, affinché i ministri siano eletti da voto popolare.

In risposta, uno degli ex alleati del presidente, il ministro Zaldívar, ha affermato che “c’è chi pensa di possedere la Costituzione, che la sua visione è l’unica corretta. Ma in democrazia, la legittimità dei giudici non riposa sul significato dei loro voti, ma sugli argomenti che li sostengono. Forte e senza sprechi.

Ma bisogna essere preparati, perché sono in arrivo diverse battaglie interne, su diversi fronti e forse tutti contro tutti. Tra il partito di governo contro Morena, tra i vari sostenitori all’interno di Morena, tra esponenti delle istituzioni, tra media affini e media critici, tra istituzioni non governative e segreterie di governo… insomma uno tsunami politico con un unico obiettivo, il grande potere che si gioca nel 2024.

La battaglia di tutte le battaglie si svolgerà a maggioranza qualificata nel Congresso dell’Unione. Se Morena avrà successo, le permetterà di cercare di disintegrare l’SCJN come è ora noto, ma anche di costringere il prossimo presidente a specificare il multiplo in sospeso che AMLO lascerà in cantiere. Tutto indica che il presidente, dal suo ranch, tirerà i fili dietro le quinte.

Ma non anticipiamo, può essere conveniente per il presidente rivedere le promesse elettorali che sono sempre più lontane dal concretizzarsi e che saranno rimproverate. Per fare qualche esempio: c’è ancora molta corruzione nel suo governo, la povertà è in aumento, la criminalità organizzata continua a imporre la sua legge, l’economia crescerà molto poco nel sessennio, la militarizzazione è aumentata nella nostra sfera sociale… solo per citare alcune realtà non occultabili.

L’autore è un giornalista messicano specializzato in affari internazionali.

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