Messico e cambiamenti globali

Il mondo si dispiega in una serie di cambiamenti che, sebbene provenissero già da prima della pandemia di Covid, ora il suo dinamismo è più evidente. Non è un’esagerazione sottolinearlo c’è un cambio di epoca. Una nuova fase della globalizzazione accompagnata da cambiamenti geopolitici e sviluppo tecnologico che ora con l’intelligenza artificiale esemplificano il grande salto in questa materia.

Negli anni ’90, il Messico ha saputo collocarsi nei cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo in quel momento, vale a dire: l’impulso della globalizzazione economica e inserirsi anche in quella disputa sugli investimenti e sui nuovi mercati in un contesto di “caduta del muro di Berlino” come espressione che riassumeva il fallimento del socialismo realmente esistente e il trionfo della democrazia liberale, ma anche l’integrazione dell’Unione Europea. Grazie a quella visione, è stato possibile negoziare un accordo di libero scambio, che è ciò che ha tenuto a galla il Messico negli ultimi tre decenni.

La guerra commerciale che già da prima della pandemia vedeva USA e Cina come contendenti aperti, è stata praticamente ignorata dal governo messicano, il massimo che è stato fatto nella parte finale del governo Peña Nieto e da un incaricato di López Obrador, come presidente eletto, è stata la ratifica del Trattato, ma non è stato “letto” né si è saputo approfittare di questa “guerra commerciale” a favore degli interessi del Messico, al contrario, i detti e le azioni di il presidente hanno irritato i nostri partner commerciali per gli attacchi di López Obrador agli investimenti statunitensi e canadesi sul tema dell’energia pulita, ma anche del mais transgenico (di cui il presidente è apertamente nemico), ma nel quadro delle regole del Trattato il loro gli interessi sono colpiti e che, alla fine, sarà un gruppo di esperti che dovrà definire chi ha ragione, oltre a possibili sanzioni per gli atti di López Obrador e fintanto che è sprecato. chan le dispute tra Stati Uniti e Cina, che con una corretta strategia il nostro Paese potrebbe trarne vantaggio.

Ora, post-pandemia, il mondo non ha realizzato un solido processo di ripresa economica, tra gli altri fattori, a causa del ritardo nella ripresa del Covid da parte della Cina, che ha appunto impedito gli ingressi di rami economici strategici per il loro dinamismo e la generazione di valore e posti di lavoro, come l’industria automobilistica con il collo di bottiglia che ha dovuto affrontare a causa della mancata produzione di microchip. Ma questo ha portato all’avvio di un grande processo di delocalizzazione in maniera preminente (nearshore) di aziende e rami produttivi che, per la nostra posizione geografica, ci pone come centro strategico per le filiere dei nostri partner commerciali nell’ambito dell’Accordo Commerciale.

La ripresa economica, senza dubbio, ha risentito in modo significativo anche della guerra in Ucraina dovuta all’invasione della Russia, situazione che ha portato da un anno a questa parte un aumento del prezzo dei generi alimentari, oltre che del gas e del petrolio. petrolio, prodotti di cui entrambi i partecipanti al conflitto sono esportatori, ma che hanno anche portato a un processo inflazionistico nel mondo, da cui non siamo ancora usciti e che allo stesso tempo ha portato le banche centrali, a cominciare dalla Fed, ad aumentare i tassi di interesse come strumento di politica monetaria per frenare l’inflazione, con effetti sui consumi e deterioramento delle condizioni della popolazione e anche del sistema finanziario, come il fallimento della Silicon Valley Bank e di altre banche in diversi Paesi, che risvegliano i fantasmi della crisi finanziaria del 2008, ma che alla fine continuano a ritardare la ripresa economica e mostrano l’incertezza dell’immediato futuro.

Mantenere il presidente, un’ostilità permanente contro il nostro vicino, gli Stati Uniti d’America, il suo governo e legislatori, dimentica non solo le regole della diplomazia, ma anche che è il nostro principale partner commerciale, oltre a vari accordi di collaborazione binazionale, nel momento politico di cambiamento globale che dovrebbe collocarci come alleati nella geopolitica degli Stati Uniti d’America, un esempio per questo argomento, la Cina si è appena presentata come quella che grazie alla diplomazia ha potuto “tessere” un accordo che normalizza le relazioni diplomatiche relazioni e scambi tra Iran e Arabia Saudita. Il Messico, ovviamente, non guarda nemmeno a questi cambiamenti di potere globale, e penso che l’attuale governo non li capisca nemmeno e, peggio ancora, a quanto pare non ne voglia nemmeno sapere.

L’assalto alla democrazia, che il presidente intende compiere, lo rivela come un personaggio ignaro dei grandi cambiamenti globali e del modo in cui questi possono impattare sul nostro Paese, si concentra solo sul progetto di mantenere la forma autocratica del potere e un quasi visione autosufficiente che ci presenta come Paese, quasi in direzione opposta alle grandi sfide che le attuali trasformazioni globali stanno portando avanti. Per tutte queste ragioni, la disputa per il potere nel 2024 non va vista solo come l’occasione per salvare la piena democrazia, ma anche per considerare lo sviluppo del Paese con una visione strategica nel contesto dei grandi cambiamenti in atto. agire in accordo con.

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