non così diverso

Una delle ripetute cantaletas del presidente nel Spettacolo quotidiano del mattino, consiste nell’evidenziare continuamente la differenza con i governi precedenti, in sostanza una presunta distinzione “morale” del suo governo e dei suoi collaboratori rispetto al passato. “Non siamo la stessa cosa”, abbiamo sentito più volte.

Ma mentre l’amministrazione avanza e la fine del mandato di sei anni si avvicina, casi, incidenti, testimonianze, registrazioni e accuse di corruzione compaiono, anche ripetutamente.

In questa stessa settimana, i fasci di denaro relativi alla catilina Layda Sansores, ariete fulminante contro Alito Moreno, suo predecessore nel governo Campeche. L’attuale governatore si è reso responsabile delle continue fughe di video e accuse di illecito arricchimento, appropriazione indebita e distrazione di fondi nei confronti dell’attuale presidente nazionale del PRI, che tra l’altro, si spera un giorno possa prosperare in un’accusa formale e supportata da indagini cartella e forti prove.

Lei, l’inquisitrice Sansores, la Torquemada dei tropici, si trova ora di fronte a prove inconfutabili di denaro contante maneggiato, distribuito e operato dal suo governo, dai suoi collaboratori e dal suo ufficio.

La governatrice si difende dicendo che era per i programmi sociali, così come si difese lo storico René Bejarano —’El señor de las ligas’ — alludendo che era per le campagne elettorali.

Ma il fatto è che ci sono prove di denaro illecito, ottenuto clandestinamente e illegalmente e, ovviamente, non denunciato all’erario, al fisco oa chiunque altro.

Sembra corruzione, odora di corruzione, sicuramente si tratta di…

Quando il presidente afferma che sono diversi perché a Morena non ci sono persone corrotte e che “loro” —lo dice— agiscono per il “beneficio del popolo” —qualunque cosa voglia dire—, si riferisce proprio al fatto che non fanno questo tipo di truffe: gestione oscura di contanti, valigie piene di denaro, depositi a carosello per più beneficiari, il suo segretario privato, Alejandro Esquer, registrato in una filiale di banca che fa queste operazioni.

Ma le prove dicono il contrario.

E da qui al 2024, quando la lotta per la successione si farà più acuta, queste prove cominceranno ad affiorare ovunque. In primo luogo perché esistono, e in questi anni ha prevalso la paura della persecuzione. In secondo luogo – come sempre accade – alcuni gruppi politici avanzeranno e otterranno posizioni, incarichi, budget, contratti e ne emargineranno altri che non erano privilegiati. Ci saranno più prove, che alla fine dimostreranno ciò che già sappiamo. Non sono così diversi.

In una recente inchiesta di Mexicanos contra la Corrupción y la Impunidad, si riporta la scoperta di almeno 11 contratti firmati tra Pemex Internacional e la società americana Baker Hughes, per un importo superiore ai 29 milioni di dollari.

Si tratta dell’azienda americana che all’epoca negò di avere rapporti con la famosa ‘casa grigia’ probabilmente affittata, ma certamente occupata dal figlio del presidente López Obrador, José Ramón López Beltrán.

In altre parole, prova concreta di un conflitto di interessi, dal momento che la società beneficiaria degli appalti del parastatale statunitense ha concesso —in cambio?— al figlio del presidente e alla moglie, un corrispettivo, favore, royalty, provvigione per l’ottenimento di detti contratti. Inoltre, il primo di essi è firmato proprio nello stesso giorno in cui il suddetto primogenito presidenziale occupava la residenza.

Ricordiamo che la villa era di proprietà di Keith Schilling, uno dei massimi dirigenti di Baker Hughes.

Prima della SEC (Commissione per lo scambio di sicurezza) e davanti all’FBI ci sono denunce di conflitto di interessi tra Baker Hughes e Pemex, reato punibile e fortemente perseguito negli Stati Uniti, a causa delle pratiche di molte multinazionali statunitensi che hanno accordi con società in America Latina e in Asia. Corruzione, provvigioni, viaggi in paradisi esotici, spiagge o residenze di lusso sono meccanismi comuni attraverso i quali tali società nascondono la corruzione esercitata per ottenere appalti e benefici.

Ciò che è interessante in questi giorni è che il signor José Ramón López Beltrán è a Città del Messico. Molti si chiedono se sia venuto a rinnovare il visto, a cambiare il suo status di immigrato visto che ha già investimenti e attività -sportive, tra l’altro- nei dintorni di Houston, o si stia proteggendo da potenziali indagini negli Stati Uniti.

Tanto discorso di purezza morale in questo regime, tanto che non solo i morenisti di spicco, ma la stessa famiglia del caudillo, sono coinvolti in scandali e prove che indicano comportamenti corrotti e criminali.

Questo è solo all’inizio e tende a segnare una marcata somiglianza con i corrotti di altri tempi. Non così diverso, alla fine.

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