41 donne e 52 uomini, 47 Paesi rappresentati, di cui 21 sviluppati, 22 in via di sviluppo, due economie in transizione e due SIDS (piccoli Stati insulari in via di sviluppo). L’ambientazione: la bellissima regione turistica di Interlaken (Interlaken), Svizzera, situata precisamente tra i laghi di Thun e di Brienz. Una settimana intensa di incontri, pareri, revisioni, partecipazioni, prese di posizione, che ha portato alla pubblicazione del più recente e atteso rapporto di valutazione, da parte dell’Intergovernmental Panel of Experts on Climate Change (IPCC). La loro conclusione più importante: è necessaria un’azione urgente per garantire un futuro vivibile per tutti.
Gli scienziati riuniti per eseguire quest’ultima valutazione e scrivere il rapporto hanno chiarito: per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo, ci sono molteplici opzioni realizzabili ed efficaci, ma soprattutto, sono oggi disponibili per chiunque voglia metterli in pratica.
Divulgare le azioni efficaci ed eque che abbiamo a disposizione, non solo aiuterebbe a ridurre le perdite e i danni alla natura e alle persone, ma fornirebbe anche ampi benefici, lo sappiamo già, ma in questo rapporto reso pubblico lo scorso lunedì 20 marzo, l’IPCC evidenzia l’urgenza di attuare azioni molto più ambiziose e di iniziare ad agire ora, in fretta, a pieno regime.
La sfida è enorme, poiché le emissioni di gas serra sono in continuo aumento. Nel frattempo, la velocità e l’ampiezza di quanto è stato fatto finora è chiaramente insufficiente per affrontare questo grande problema dell’umanità.
Più di un secolo bruciando combustibili fossili e facendo un uso insostenibile e iniquo del territorio e dell’energia, ha provocato un riscaldamento globale di 1,1º Celsius rispetto ai livelli preindustriali e per questo motivo sono diventati più frequenti e più intensi. eventi, i cui impatti sono sempre più pericolosi per la natura e per le persone in ogni regione del mondo. Non c’è angolo del pianeta che sfugga a questi impatti.
Se a questi rischi si sommano anche altri eventi avversi, come pandemie e conflitti geopolitici, allora siamo di fronte a una policrisi molto difficile da gestire adeguatamente.
Affrontare la giustizia climatica è fondamentale, poiché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono stati colpiti in modo ingiusto e sproporzionato. Nell’ultimo decennio, i decessi dovuti a inondazioni, siccità e tempeste si sono moltiplicati per quindici nelle regioni più vulnerabili, dove vive più della metà della popolazione mondiale.
Mantenere il riscaldamento a 1,5º Celsius richiede riduzioni profonde, rapide e sostenute di GHG in tutti i settori, che iniziano a diminuire immediatamente, ed entro il 2030 almeno la metà di essi sarà stata eliminata.
Hoesung Lee, presidente dell’IPCC, ha osservato che è più probabile che il cambiamento di trasformazione avvenga dove c’è fiducia, dove tutti lavorano insieme con la priorità di ridurre il rischio e dove i benefici e le responsabilità sono equamente condivisi. È urgente farlo!
Raúl Asís Monforte González.
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