Riaffiora la divisione dei poteri

Per il bene della Repubblica, l’aver liberato la Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN) dal “giogo” del capo dell’Esecutivo federale rappresenta, senza esagerazione, il ripristino della divisione dei poteri che rafforza l’ordinamento costituzionale e la democrazia.

Il presidente López Obrador è mal abituato a fare la sua santa volontà, sicuramente con la nomina del ministro Norma Piña a presidente della massima corte, e soprattutto con l’appello da lui rivolto al rispetto dell’indipendenza dei giudici e in generale del Consiglio di la magistratura; Ha reagito, com’era prevedibile, con un comportamento non tipico di un governante che aspira ad essere uno per tutti e che regola le proprie azioni nel pieno rispetto della Magna Carta.

Le maleducazione del Potere Esecutivo intervenute alla cerimonia dell’anniversario della promulgazione della Costituzione, con il Ministro Presidente, parlano di un personaggio mosso da personali filie e fobie, al di là dell’investitura che ricopre e che purtroppo ha lasciato testimonianze , ancora una volta, quel risentimento e ottundimento per considerare un nemico chi non si avvicina disposto ad attenersi a quanto ordina il “Signor Presidente”.

“O sei con me o contro di me”, è il corridore con cui il presidente misura amici e nemici, non accetta mezze misure e a meno che, per rispetto della ripartizione dei poteri e rispetto della Repubblica, non lo facciano non si prestano ai loro disegni, come è stato il caso del ministro presidente del SCJN.

Per il bene del Paese, era urgente e necessario che la massima corte si accordasse attorno al suo nuovo presidente per fare della sua indipendenza e autonomia l’asse guida delle sue decisioni.

“L’indipendenza giudiziaria non è un privilegio dei giudici, è un principio che garantisce un’adeguata amministrazione della giustizia per rendere effettive le libertà e l’uguaglianza dei messicani. L’indipendenza giuridica è la principale garanzia di imparzialità della Magistratura, sempre a vantaggio della società”.

L’altra presidente del Consiglio della magistratura, Norma Piña, ha avvertito che di fronte alle ingiustizie che generano anticonformismo, malcontento, rabbia e violenza, l’unica soluzione è il rafforzamento istituzionale.

Da quando ha preso le redini della SCJN e della CJF, il magistrato che presiede ha detto ai giudici che non dovrebbero esserci ostacoli interni o esterni che impediscano loro di svolgere il loro lavoro di operatori della giustizia.

È necessario sottolineare quanto affermato dalla Ministro Presidente quando ha ricordato che la Costituzione è il patto che consente di superare le differenze e obbliga le autorità a promuovere, rispettare, tutelare e garantire i diritti umani, secondo i principi di universalità, interdipendenza , indivisibilità e, soprattutto, progressività.

“In quanto legge suprema, la Costituzione è un immenso e potentissimo manto protettivo di certezza, fiducia, sicurezza e soprattutto unione tra i messicani”.

L’atto repubblicano di Querétaro è arrivato a riaffermare che i messicani sono per convinzione democratici e che preferiamo vivere nel pieno rispetto delle leggi e non limitare le nostre libertà ei nostri diritti umani.

Il presidente López Obrador farebbe bene a osservare quanto accaduto con una visione alta e da vero democratico, così come si vanta di essere.

Preziosi anche gli interventi del presidente della Camera dei Deputati, Santiago Creel, e del governatore di Querétaro, Mauricio Kuri, nel contesto che la Magna Carta non è un compendio di lettere morte, ma è la chiara espressione che le garanzie fondamentali di tutti i messicani, sono protetti dalla Costituzione.

Il membro del PAN ha lanciato un appello a promuovere la pluralità del dialogo per non ripetere gli errori del passato e ha ammonito che tutti abbiamo il diritto di difendere le nostre ideologie e posizioni politiche entro i limiti stabiliti dalla stessa Costituzione.

Nel momento in cui si discute al Congresso il Piano B della riforma elettorale di AMLO, sarebbe conveniente che questo tentativo di intrufolarsi dalla porta di servizio, lo smembramento dell’INE e dell’intero apparato elettorale, venisse fermato al Senato, per dare il passo affinché il governo torni ad essere giudice e partito nell’organizzare e qualificare i risultati elettorali, perché se la questione arriva al SCJN, sarà sicuramente respinta dai ministri.

Nelle elezioni del 2024, ancora una volta, il pieno rispetto della democrazia e della volontà della maggioranza deve essere avallato e non deve essere manipolato a piacere e convenienza di una classe dirigente.

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